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Concerti Concerti EAGLES OF DEATH METAL - Live al Transilvania (Milano 21 febbraio 2007)
 

EAGLES OF DEATH METAL - Live al Transilvania (Milano 21 febbraio 2007) Hot

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(foto Carabbio)
Se la tua tipa ti ha scaricato e sei più a terra di una gomma bucata, non rifiutare mai l'invito di un vecchio compagno di scuola che ti viene a cercare dopo tanto tempo per fare una session, anzi, una Desert Session, specie se quel tuo vecchio amico si chiama Josh Homme. Nasce così, nel lontano 1998, tra il seppellimento degli Screaming Trees e l'ascesa dei possenti Kyuss, l'ennesimo side project del vulcanico Homme, ribattezzatosi Carlo von Sexron per curarne l'esordio alla produzione e alla batteria per "Peace Love Death Metal", uscito nel 2004 per la sua Rekords Rekords Album e per la AntAcidAudio di Mike Patton. Ad una condizione, però, stavolta: nessun virtuoso compiacimento, nessun brain (e guitar) storming di mostri sacri sopravvissuti alla morte del grunge degli anni 90 (per niente negli USA sono famosissimi per aver concesso molti dei loro pezzi a spot di prodotti del calibro di Nissan, Bud Beer e Playstation2). Unico obiettivo del curioso quartetto californiano è "to make little Richard proud delivering you to Death by sexy", in una parola suonare per il puro gusto di having a good time, rendendo uno sgangherato ma sincero omaggio a country, blues e hillbilly. Il risultato è uno show spassoso e dissacrante, capitanato dall'enigmatico e geniale frontman Jesse "The Devil"/"Boots Electric" Huge, esplosiva, tarantiniana miscela tra il protagonista di Boogie Nights, Prince in version cowboy, il Little Richard più esuberante che possiate immaginare e dotato di carica sexy alla Village People. Tra un falsetto, un colpo di pettine e qualche cavalcata energica che ammicca alle donzelle ululanti nelle prime file, l'organico sembra un pazzesco collage di personaggi dei fumetti o dei b-movie degli anni 60 e comprende anche il chitarrista David Catching, dal look spiccatamente startrekkiano, un tenebroso bassista che risponde al nome per niente casuale di "Big Hands" O'Connor e il batterista pneumatico Gene Trautmann, tutti magicamente fuoriusciti dal cappello a cilindro del diabolico trio Homme-Grohl-Olivieri.

Le Aquile non si sono di certo smentite questo mercoledì sera al Transilvania di Milano, intrattenendo il pubblico (tra cui un misterioso Morgan dei Bluvertigo camuffato sotto acconciatura e copricapo alla Lemmy dei Motorhead versione acustica...ma io l'ho beccato!!!) con la giusta dose di stoner garage groove e senso dell'umorismo, grazie agli sketch deliranti del baffuto Jesse, ora intento ad aggiustarsi l'acconciatura, ora a raccogliere gli slip piovuti sul palco. Cavalcando la sua Maton guitar rosso fiammante sfodera pochi, sporchi ma, come i suoi falsetti, indelebili riff su "Speaking in tongues", "I like to move in the night", "Bad dream mama" e le immancabili "I got a feelin' (Just nineteen)", "Only want you" e "I want you so hard (Boy's bad news)" che lo ha consacrato al nostro immaginario rock collettivo, resa ancor più geniale dal baritonale intervento alla voce da parte del bassista nel ritornello. Non si prenderanno sul serio ma convincono, giocano col blues e col billy su "Kiss the devil" ed incendiano il locale con alcune originali cover eseguite in maniera personale ma esplosiva, da una "Stuck in the middle with you" degli Stealer's Wheel, di tarantiniana memoria, trasformata per l'occasione in una "Stuck in the metal", per poi accontentare anche i più nostalgici con "Beat on the Brat" dei Ramones in versione slow-sexy. Dulcis in fundo, la stonesiana cover di "Brown Sugar" riproposta in chiave fuzz e con la consueta verve sbruffonesca di quell'autentico animale da palco che si rivela il frontman che finora conoscevamo solo da dietro lo schermo della tivvù... Spread the peace, love and death metal... (Gloria Carabbio)

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