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Concerti Concerti GENOVA JAZZ 06
 

GENOVA JAZZ 06 Hot

ImageL’attesa era tanta e non è stata delusa: in un Gustavo Modena stracolmo fino al loggione, il quintetto di Dave Holland ha inaugurato l’edizione 06 di Genova jazz, l’annuale festival organizzato da Ellington club in collaborazione con la Regione Liguria, la Provincia di Genova e il sostegno della Fondazione Carige. Sul palco, per quattro quinti, la formazione dell’ultimo disco “Critical mass”, con Chris Potter al sax, Robin Eubanks al trombone, la novità Nate Smith alla batteria, con l’unica defezione del vibrafonista Steve Nelson sostituito dal bravo, ma un po’ spaesato Jason Moran al pianoforte e al Fender rhodes. Il contrabbasso di Dave Holland è al centro della scena, non solo fisicamente: è lui che controlla con straordinaria naturalezza tutto quello che accade musicalmente. I brani sono, come d’abitudine, piuttosto lunghi, tanto che alla fine per quasi un’ora e mezza di concerto se ne conteranno solo sei: tra questi “Last minute men” tratta dal repertorio della big band (“Overtime” il disco inciso nel 2005 per la Dare2, l’etichetta dello stesso Holland) e “Vicissitudes”, un brano di Chris Potter in cui il sassofonista dimostra di essere senz’altro uno dei migliori e più ispirati strumentisti in circolazione, ma anche occasione per un assolo di batteria che nasce da un lungo e ostinato riff di contrabbasso sul quale si evidenzia il raffinato concetto ritmico di Nate Smith. Il bellissimo tema arabeggiante “Secret garden” riporta l’attenzione sul trombone di Eubanks, dal suono come al solito limpidissimo, mentre “Full circle” conclude il concerto, prima di un unico bis, con un continuo scambio tra i due fiati che entusiasma il pubblico presente. Forse meno omogeneo musicalmente rispetto alle incisioni su disco (anche per la mancanza dello strato sonoro assicurato dal vibrafono di Steve Nelson), in favore però di una maggiore libertà solistica espressiva degli interpreti, il quintetto di Dave Holland si conferma uno dei gruppi che meglio interpretano il jazz contemporaneo, tra composizione e improvvisazione.

ImageA chiudere venerdì 24 novembre il festival Genova jazz 06, il gruppo di Alessio Monconi e Fausto Beccalossi e quello tutto statunitense formato da Myra Melford e Marty Ehrlich. Il repertorio del primo duo ha alternato brani originali del chitarrista genovese e del fisarmonicista bresciano ("Stefanie" e "Te quiero" particolarmente riusciti) ad alcuni standards della musica jazz ("Darn that dream" di Jimmy Van Heusen e "Two For The Road" di Henry Mancini), miscelando ritmi e atmosfere in un set di circa un'ora a tratti affascinante e seducente. A seguire sono saliti sul palco la pianista Myra Melford e il sassofonista Marty Ehrlich: la loro collaborazione è iniziata più di 15 anni fa ed è documentata dal bellissimo lavoro discografico "Yet can spring" pubblicato da Arabesque. Da quel disco i due artisti hanno eseguito "The Open Return" e "March Fantastique" insieme a una serie di brani originali in cui si sono evidenziate la formazione contemporanea del pianismo della Melford, partner ideale di un polistrumentista come Ehrlich (nel corso della serata ha alternato al sax alto il soprano e il clarinetto), da anni uno dei personaggi centrali della scena avant-jazz newyorchese. Due concerti profondamente diversi, ma entrambi particolarmente riusciti con una menzione di merito per il secondo gruppo, capace di dimostrare che la musica contemporanea non è necessariamente sinonimo di noia o incomprensibilità, come i due bis richiesti al termine dell'esibizione hanno ampiamente confermato. (Danilo Di Termini)

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