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Rock Recensioni KARNATAKA - The Gathering Light
 

KARNATAKA - The Gathering Light KARNATAKA - The Gathering Light Hot

KARNATAKA - The Gathering Light

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Artista
Titolo
The Gathering Light
Anno
Casa discografica

Prendete i primi Genesis post Peter Gabriel, quelli di un album troppo bistrattato come "Wind & Wuthering" per intenderci, mescolateli a certe atmosfere decadenti del malinconico tardo prog di fine anni '70, per capire quelle che potete trovare in un classico dei Camel come "I Can See Your House From Here", aggiungetevi il Mike Oldfield più fantascientifico, molti echi floydiani e un po' di fusion intelligente, nel senso anche letterale del termine (splendidi alcuni inserimenti di strumenti tradizionali come le cornamuse irlandesi), e vi avvicinerete di molto alla musica dei Karnataka, ottimo gruppo inglese esponente di un odierno rock progressivo maggiormente votato alla classicità e alla citazione. Una band giunta alla sesta uscita discografica, che per la prima volta si avvale della collaborazione di un eccellente chitarrista genovese, qui in veste anche di missatore del suono.

Stiamo parlando di Enrico Pinna, musicista dalla solida formazione jazzistica e non solo, che proprio qualche anno fa ha deciso di trasferirsi in Inghilterra, perché l'Italia non è un paese per giovani e perché trippa per gatti non ce n'é per nessuno, tanto meno per un preparato musico come lui. Un Pinna, che da sempre sfoga nel rock più colto e strutturato, come può definirsi quello dei Karnataka, la sua voglia di avventure cosmiche e interstellari, per vedere ogni tanto che effetto fa guardare il mondo da prospettive più siderali. Perché, in effetti, "The Gathering Light" è un album molto suonato e divertente, che mette a contatto con un'immaginaria dimensione spaziale capace di catturare la luce dell'intero universo, anche la famosa radiazione fossile, e rilanciarla a piacimento oltre il muro del suono in un turbinio di polvere di stelle. Una mirabolante iperbole, che siamo sicuri ci verrà perdonata, per raccontare della qualità di un lavoro, che per quanto portatore di un'estetica (forse) fuori tempo massimo, certo si configura come un esempio di professionalità e autenticità. Oltre ai numerosi e vertiginosi soli di Pinna, brillano le impalcature tastieristiche di Jan Jones e Gonzalo Carrera, l'uso sapiente di un quartetto d'archi, giusto per arricchire la tavolozza timbrica, e la splendida voce in perfetto stile di Lisa Fury. Un CD che all'estero ha già ricevuto numerosi consensi presso le migliori riviste del settore e i siti web specializzati. Speriamo che anche qui possa ottenere il giusto riconoscimento, smentendo per una volta il famoso detto nemo propheta in patria. Ascoltare per illuminarsi. (Marco Maiocco)

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