HOWLIN RAIN - The Russian Wilds Hot

Un'altra bella prova in studio per questa formazione di San Francisco, sulle scene dal 2006 e guidata dal chitarrista cantante Ethan Miller, sorta di nuovo Lowell George dei nostri giorni. Il gruppo si conferma l'ottima e generosa jam band californiana che abbiamo cominciato ad apprezzare almeno dall'uscita, nel 2008, del sontuoso e decisamente classico "Magnificent Fiend". In questo meno illuminato "The Russian Wilds" continuano a convivere con una certa dose di equilibrio, attraverso uno splendido impasto tra chitarre elettriche e tastiere molto americano (nonostante la citazione zeppeliniana iniziale), alcune acidità alla Jefferson Airplane, un colto e robusto southern rock alla Little Feat, anche se più intriso di west-coast che di paludose sonorità neworleansiane, scampoli di desert rock, qualche velleità più autoriale (si ascolti l'intima ballata "Strange Thunder"), e qua e là armonie vocali sulla scorta della lezione di Graham Nash e David Crosby (ne è un esempio perfetto la sognante e discendente "Collage"). Il tutto supportato e "argomentato" da un sound davvero convicente e dai tratti ormai personali e inconfondibili. A lasciare perplessi, però, è il fatto che ogni tanto sembra mancare l'idea risolutiva, avendo l'impressione che tra un passo e l'altro la band giri vagamente a vuoto, alla ricerca di sé o possibili direzioni e vie d'uscita. Insomma, o molte idee e però scarsamente organizzate, o a tratti poche idee, ma confuse. Un giudizio forse troppo azzardato ed impietoso, che sentiamo il dovere di ritirare, perché in realtà "Russian Wilds" è un'ulteriore valida riflessione sonora sulla scia del grande e perduto rock che fu, quello della mitica pietra che rotola per intendersi. Testimonianza non trascendentale, dalla (per altro) curiosa e inaspettata chiusura swingante, ma certo infuocata e consapevole. (Marco Maiocco)