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CHRIS ECKMAN - Harney County
 
CHRIS ECKMAN - Harney County 2013-12-22 09:28:24 Marco
Giudizio complessivo 
 
8
Opinione inserita da Marco    22 Dicembre, 2013

Sulla scorta delle positive suggestioni lasciategli dall’ultimo apprezzato album con Carla Torgerson “Travels in The Dustlands”, viaggio immaginario in una mitica terra della polvere, il leader dei Walkabouts e responsabile della slovena Glitterhouse Chris Eckman questa volta pubblica un notevole lavoro interamente dedicato ad un reale paesaggio desertico e montagnoso, quello della Contea di Harney, nell’Oregon sud orientale, ai confini con gli ancor più desertici territori del Nevada, già “cantato”, qualche decade fa, dallo scrittore William Kittredge, lì nato e cresciuto, in un suo libro di memorie intitolato “Owning It All”. Un volume dal quale Eckman era rimasto impressionato, tanto che non aveva potuto fare a meno di andare a visitare di persona quello sperduto paesaggio, difficile da abitare, caratterizzato da distese di artemisia, pianure acquitrinose, ventose montagne, e travolto da un’attanagliante morsa di gelo in inverno e da un caldo senza scampo d’estate. Un territorio, quello di cui stiamo parlando, che è stato (tra l’altro) tappa fondamentale di una delle più note e attraversate via migratorie interne del continente nord americano, quella famosa pista dell’Oregon che, a partire dalla metà del ‘800, funse da principale arteria di comunicazione tra il Missouri e la regione pacifica settentrionale, costituendo uno strumento fondamentale per la definitiva conquista del west e lo sterminio/marginalizzazione delle native popolazioni americane. Una contea, quella di Harney, che Eckman aveva già ”celebrato” in un evocativo brano “Death At Low Water”, custodito all’interno di “Life Full Of Holes”, un altro riuscito album con Carla Torgerson risalente al 1995; e che oggi ha deciso di raccontare più ampiamente attraverso una manciata di brani scarni, essenziali, dal semplice ordito armonico, avvolgenti, ma (come) sferzati da un cupo vento corrosivo, anche se non impetuoso, quasi come se la Willard Grant Conspiracy di Robert Fischer avesse inglobato un po’ di quella oscura e irrequieta instabilità tipica dell’est europeo. Brani catturati in presa diretta in un ampio e riverberante studio di registrazione alla periferia di Praga, e realizzati soprattutto in duo con l’aiuto del talentuoso contrabbassista elettrico sloveno Žiga Golob, davvero determinante nel sostenere le chitarre e la voce ombrosa, pulviscolare di Eckman, e nel costruire le malinconiche, anche se non sovraccariche, atmosfere dub dell’intero album, segnato comunque da sonorità più acustiche che elettriche. Pochi e calibratissimi gli inserti di ulteriori suoni e musicisti: una chitarra elettrica sferzante, una batteria innescata qua e là, la voce di Anda Eckman, moglie di Chris, in qualche baluginante coro, un’onirica armonica del west in “Many Moons”. Tra le migliori pubblicazioni di questo 2013, ormai agli atti conclusivi. Marco Maiocco

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Il voto mi sembra un po' basso, leggendo al recensione!

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