Musica italiana

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post – CSI - Breviario Partigiano

BREVIARIO PARTIGIANO è una pubblicazione dedicata alla memoria della Resistenza e della guerra civile raccontata attraverso il DVD “Il Nemico - Un Breviario Partigiano”, film musicale sulla Resistenza e le sue rappresentazioni, diretto da Federico Spinetti e Alberto Valtellina e prodotto da Lab80, e un CD con la colonna sonora del film contenente nove brani tra cui “Il Nemico”, “Senza Domande” e “Breviario Partigiano” tre canzoni inedite per la prima volta dopo 18 anni composte per l'occasione dai post – CSI.  “Breviario Partigiano” sarà presentato ufficialmente il 25 Aprile a Correggio in occasione del Settantennale della Festa della Liberazione.

CD+DVD in vendita da Disco Club a partire da martedì 14 aprile 2015 al prezzo di 21,50€
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ARTISTI VARI - I Cancelli della memoria

Franco Battiato è un musicista complesso, lo sanno anche i sassi: in un quarantennio di attività ha incrociato diversi crocevia di piste sonore, tutte affrontate con un'onestà di fondo inequivocabile. Dalla classica contemporanea al rock progressivo. Chi ha qualche anno di più fatica però a digerire il Battiato più “pop”, preferendo riandare al misterioso giovane musicista siciliano che, avvolto in un mare di tastiere analogico, salmodiava testi avventurosi ed immaginifici. E' proprio a quel Battiato che si omaggia in I Cancelli della Memoria: dal vivo in Teatro nel 2010, ora riproposto in cd, e con un dvd che è una miniera (quasi) inesauribile di materiali d'epoca rari di Battiato da vedere ed ascoltare, incluse anche parecchie interviste a persone che con Battiato hanno avuto a che fare. Il cd audio non è opera di una cover band, ma al nucleo ci sono  musicisti che erano sui palchi nei '70 con il musicista di Riposto: Gianfranco D'Adda alla batteria, Mario Dalla Stella alla chitarra. La voce di Battiato è “rilevata” dall'ugola femminile di Roberta Pagani, gran scelta. Tastiere eccellenti, con uso anche di attrezzature “vintage”. Brani da Fetus, Pollution(quasi integrale), Sulle corde di Aries, Clic. (Guido Festinese)

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LUCA OLIVIERI - La saggezza delle nuvole

Capita abbastanza di frequente, per fortuna, che certi dischi proprio non ne vogliano sapere di lasciarsi addomesticare nel pacioso recinto delle definizioni, per quanto vi sforziate di cercarne. Ad esempio questa eccellente autoproduzione di Luca Olivieri (www.lucaolivieri.eu), compositore e pianista, terza sortita discografica a suo nome, potrebbe tranquillamente abitare ipotetici scaffali ambient, art rock, avant jazz, jazz, e altre due o tre definizioni a scelta. E piacere, molto, a tutti. Si tratta di nove brani strumentali, in genere dal passo lungo ed assai avvolgente,  e due poesie inedite con un parterre di ospiti a impressionante, e necessario. Al centro le tastiere del titolare, accanto citeremo tra gli altri Caroline Lavelle, violoncellista già con Radiohead e  Massive attack, Saro Cosentino (pregiata ditta Battiato), Andrea Chimenti che fu voce dei Moda, Giorgio Li Calzi, avventuroso trombettista dal timbro “davisiano”, il sassofonista Nicola Alesini, molto vicino all'estetica di Olivieri. Atmosfere oniriche ed assai “narrative”, che spesso danno l'impressione di essere colonne sonore per film immaginari. (Guido Festinese)

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LA BANDA DI PIAZZA CARICAMENTO - Il Sesto Continente

C' è bisogno di un disco come questo, nel momento in cui sembrano rinserrarsi i ranghi dell'opportunismo dell'esclusione, che significa poi nascondere i veri problemi sotto il tappeto, come la polvere, e trovare facile bersaglio in chi è più debole, capitalizzandone voti e rendite di posizione. La Banda multietnica diretta da Davide Ferrari è al terzo disco, cd cresciuto sulle canzoni che già facevano parte dello spettacolo teatrale “Voglio tornare a casa”. L'equilibrio di suono s'è fatto meno pressantemente ritmico e più onirico, grazie anche alla voce sublime di Lorraine McCauley e di Parveen Dsabrina Khan, Irlanda e India a braccetto, con stile: l'uno-due di Final Call e Bird Song va a piazzarsi di diritto tra le cose più struggenti ascoltate negli ultimi anni. Senza dimenticare Antonella Ruggiero, ospite nella splendida Ninna Nanna per Yanuska. Ma c'è anche la carica e il ritmo, sia chiaro: in una versione indefinibile e coraggiosa di Rock the Casbah (!), nel gioioso omaggio finale El Pepe: che sarebbe poi il “presidente dei poveri” uruguaiano José Mujica: chi ha detto che gli eroi debbano essere sempre giovani, belli e morti? Preferiamo l’anziano ex tupamaro da mille euro al mese come Presidente. Vivo e attivo per gli altri. (Guido Festinese)

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SNAKE OIL LTD – Back From Tijuana

Questo sì che è un live come si deve! Nel senso che si sente bene e fa star bene proprio come se si fosse davvero presenti al concerto "by the sea". Gli Snake Oil Ltd infilano una fulminante sequenza di brani con una specifica caratteristica: tutti avrebbero potuto diventare grandi classici e invece sono rimasti confinati alla dimensione del pezzo da culto. Si tratta di canzoni tirate, grintose e riproposte in versioni cariche di voodoo. Non è il voodoo caleidoscopico di Dr. John o quello tribale di Exuma, ma una sua versione più asciutta e compatta, forse perché lambita da un rassicurante Mar Ligure estivo e non dalle sinistre paludi della Lousiana. In ogni caso il risultato riporta alla mente il miglior Tav Falco e l'Alex Chilton solista, mentre il cantante/frontman Dario Gaggero non sfigura nemmeno quando deve confrontarsi con Fats Domino. I cattivi direbbero che il fisico lo aiuta... (Antonio Vivaldi)

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GANG - Sangue e Cenere

Si potrebbe metterla così, direttamente: un quarto di secolo dopo Le radici e le ali, capolavoro del folk rock italiano apripista per una seconda generazione di combat rockers, Gang ne ha scritto il seguito diretto, alzando più in alto l'asticella della sfida. Nulla rinnegando, tutto rammentando. Della propria storia, del reticolo di storie rintracciate, sviscerate fino in fondo. Perché, come dice Sandro Severini, non è vero che “La storia siamo noi. La Storia con l'iniziale maiuscola la scrivono i vincitori”, nelle cui fila sono pronti a saltare tutti gli opportunisti del caso. Noi siano “le” storie, quelle che non finiscono nei libri di storia ufficiali, quelle di una rete di resistenze, di piccole memorie condivise che tutte assieme ne fanno una grande.

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