Musica italiana
Isole nella corrente della memoria. Una corrente forte scorre nei brani di Un home del país / Cançons i records de Pino Piras. La prima isola è la Sardegna, la seconda l'enclave algherese dove si parla il catalano, la terza isola è quell'uomo straordinario che ha lasciato un'opera ancora tutta da esplorare che fu Pino Piras, uomo di teatro, oltre che di musica, scomparso nel 1989, a quarantotto anni. Da anni Claudia Crabruzza e Claudio Gabriel Sanna (che gli appassionati di folk progressivo rammenteranno per la partecipazione a gruppi eccellenti quali Chichimeca e Càlic) si danno da fare per onorarne la memoria: hanno inventato un premio in suo onore, Sanna ha digitalizzato l'archivio edito ed inedito dei brani e dei manoscritti di Piras. Questo cd, autoprodotto e distribuito su tronosdigitl.it è un tassello di memoria poetico ed indispensabile: per far tornare la lingua saggia, leggera ed ironica di Pino Piras. (Guido Festinese)
Matilde Politi è nata a Palermo, e si è laureata nel 1999 in antropologia culturale presso la Facoltà di Sociologia della Sapienza di Roma. A questi due aspetti fondanti del suo carattere e del suo modo di guardare al mondo e alla vita, la sicilianità da una parte, la passione per le culture e il loro confronto dall'altra, Matilde affianca una formazione teatrale, avvenuta principalmente all'interno della Fondazione Pontedera Teatro, nell'ambito del teatro di ricerca. Un'esperienza teatrale, drammaturgica, che al canto la rende sottile e appassionata interprete, nel senso di ancor più veritiera, capace di custodire lo spirito, la funzione "concreta e magica", della musica di tradizione. Una musica folk, quella di Matilde, profondamente radicata nell'antica terra di Trinacria, attraverso l'uso di suoni, voci, dialetti, formule, repertori (si ascolti per esempio - qui - la resa impetuosa e corale del traditional "Ainavò", canto della mattanza, evocativa e drammatica descrizione in musica della tradizionale pesca del tonno in Sicilia), e strumenti della tradizione, e però innovata dall'interno, grazie ad un'intelligente apertura alle variegate sonorità del mediterraneo (africane, arabe, napoletane), e al gusto per la realizzazione di una nuova composizione popolare, splendidamente inscritta nel solco della formulaicità, e però attuale riflessione in musica e parole sulla profonda irrequietezza e instabilità, cha caratterizza il nostro agitato tempo presente. "Vacanti Sugnu China", infatti, armonico insieme di brani originali e tradizionali, sembra, la plastica rappresentazione, dal punto di vista femminile, dell'eterna dicotomia nell'animo umano tra staticità e dinamicità, tra il bisogno di restare, radicarsi, centrarsi, conservarsi, e quello di partire, muoversi, dimenticarsi, seguire il flusso della materia in movimento (si ascolti a questo proposito la conclusiva, sconsolata, e poetica "Mari mari"). Una dialettica destinata a non risolversi mai ovviamente, soprattutto in una cultura marinara e in una terra per molti versi così difficile come la Sicilia, e oggi ancor più esasperata in questo insidioso tempo di crisi che sfibra e sfilaccia, senza lasciare spazio a rassicuranti certezze. Ma è proprio su questa linea di confine tra i due stati d'animo, sorta di produttiva cresta d'onda sulla quale stare funambolicamente in equilibrio, che Matilde, nonostante il rimpianto, sembra trovare un senso di pace, ricchezza interiore, e leggerezza (d'altronde "vuota sono piena" recita il titolo dell'album). La Politi, come già detto, è una valente cantante, emozionante, trascinante, con una splendida voce, intonata sul registro medio alto, piena di forza e grazia, che pur conoscendo la lezione dirompente di una Rosa Balistreri, ricorda molto più da vicino (mutate le cose da mutare) le appassionate "scorribande" di una Teresa De Sio; e un'abile polistrumentista (chitarra, fisarmonica, tamburello, percussioni, marranzano), oltre che apprezzabile autrice e arrangiatrice. In questo lavoro coinvolgente e suggestivo, la accompagna un energico quartetto, spesso ardito nelle soluzioni armoniche e nella ricerca timbrica (pensiamo soprattutto alle corde di Gabriele Politi), perfettamente in sintonia con il suo coraggio e la sua vitalità, composto da Simona Di Gregorio (voce, organetto diatonico, marranzano, tamburello, percussioni), Gabriele Politi appunto (violino, viola, mandolino, oud, cori), Doudou Diouf (flauto tokhoro, voce, banjo, chitarra acustica, basso elettrico, djembe, percussioni), e Lelio Giannetto (contrabbasso, cori). Nell'alveo profondo della musica popolare siciliana, la fotografia di una moderna condizione esistenziale. (Marco Maiocco)
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