Musica italiana
Capita abbastanza di frequente, per fortuna, che certi dischi proprio non ne vogliano sapere di lasciarsi addomesticare nel pacioso recinto delle definizioni, per quanto vi sforziate di cercarne. Ad esempio questa eccellente autoproduzione di Luca Olivieri (www.lucaolivieri.eu), compositore e pianista, terza sortita discografica a suo nome, potrebbe tranquillamente abitare ipotetici scaffali ambient, art rock, avant jazz, jazz, e altre due o tre definizioni a scelta. E piacere, molto, a tutti. Si tratta di nove brani strumentali, in genere dal passo lungo ed assai avvolgente, e due poesie inedite con un parterre di ospiti a impressionante, e necessario. Al centro le tastiere del titolare, accanto citeremo tra gli altri Caroline Lavelle, violoncellista già con Radiohead e Massive attack, Saro Cosentino (pregiata ditta Battiato), Andrea Chimenti che fu voce dei Moda, Giorgio Li Calzi, avventuroso trombettista dal timbro “davisiano”, il sassofonista Nicola Alesini, molto vicino all'estetica di Olivieri. Atmosfere oniriche ed assai “narrative”, che spesso danno l'impressione di essere colonne sonore per film immaginari. (Guido Festinese)
C' è bisogno di un disco come questo, nel momento in cui sembrano rinserrarsi i ranghi dell'opportunismo dell'esclusione, che significa poi nascondere i veri problemi sotto il tappeto, come la polvere, e trovare facile bersaglio in chi è più debole, capitalizzandone voti e rendite di posizione. La Banda multietnica diretta da Davide Ferrari è al terzo disco, cd cresciuto sulle canzoni che già facevano parte dello spettacolo teatrale “Voglio tornare a casa”. L'equilibrio di suono s'è fatto meno pressantemente ritmico e più onirico, grazie anche alla voce sublime di Lorraine McCauley e di Parveen Dsabrina Khan, Irlanda e India a braccetto, con stile: l'uno-due di Final Call e Bird Song va a piazzarsi di diritto tra le cose più struggenti ascoltate negli ultimi anni. Senza dimenticare Antonella Ruggiero, ospite nella splendida Ninna Nanna per Yanuska. Ma c'è anche la carica e il ritmo, sia chiaro: in una versione indefinibile e coraggiosa di Rock the Casbah (!), nel gioioso omaggio finale El Pepe: che sarebbe poi il “presidente dei poveri” uruguaiano José Mujica: chi ha detto che gli eroi debbano essere sempre giovani, belli e morti? Preferiamo l’anziano ex tupamaro da mille euro al mese come Presidente. Vivo e attivo per gli altri. (Guido Festinese)
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