Otto anni senza far dischi. L’ultimo avvistamento era stato il notevole “Lovesongs”, canzoni dove l’amore c’entrava sì, ma mai come svenevole aggrapparsi ad un’unica dimensione privata. Lolli, per fortuna di almeno una generazione, è uno che quando scrive “io” intende “noi”, e viceversa. Il travaso da vasi comunicanti tra persone e persona è continuo e motivato. Come dovrebbe essere, e come nessuno sa più fare. Adesso, a sorpresa, arriva questo Il grande freddo, ed ogni riferimento “sociale” è puramente voluto, perché Lolli non ha mai smesso di credere, assieme ad esempio allo scrittore Erri De Luca, che quanto si pensava un quarantennio fa fossero solo chiacchiere e distintivo.
A prescindere dal fatto che la sconfitta storica ci sia stata, eccome: in fin dei conti anche Roger Waters oggi si domanda se “E’ questa la vita che veramente vogliamo”. E dunque: recuperati i musicisti che nel 1976 diedero polpa e caleidoscopio di suoni a “Ho visto anche degli zingari felici”, ecco il nuovo disco. Premio Tenco 2017. Dove si dice che “un grande freddo si può sciogliere/ solo con le lacrime dei nostri furori”, dove troverete la lettera del partigiano Giovanni alla sua Nori, giù cantata anche dagli amici Gang in un bello spettacolo e nel recentissimo “Scarti di lato”. E poi, quanti ne conoscete che, come lui, per dare una definizione a chi siano oggi gli ex ragazzi del ’77 sappia ricorrere alle parole poetiche di Eugenio Montale, in “Non chiedere”, riuscendo ad essere credibile e perentorio allo stesso tempo? Grande Lolli. Il grande freddo invece per lo spazio di nove canzoni resta fuori dalla finestra, e delegato a prossimi inverni dello spirito. (Guido Festinese)