Lui si autodefinisce apolide (è nato in Germania, è cresciuto in Campania, adesso sta a Venezia) ed è una valido modo di guardare a se stessi, anche in musica. Almeno si evitano le trappole identitarie del campanile, che fanno più danno di un paio di cinghiali chiusi in una serra di basilico. Le identità in musica del cantautore Gerardo Balestrieri potrebbero essere, citando alla rinfusa: certo Tom Waits degli inizi, il Boris Vian che amava portare le sue parole sule montagne russe a far capriole di senso, ma anche i sulfurei cabarettisti di quella Milano in bianco e nero che abitavano Jannacci e Gaber, Nino Ferrer, e in fondo anche Vinicio Capossela, quando non si prende troppo sul serio e lascia perdere i vezzi da sciamano popolare col certificato. Balestrieri s'è fatto notare più volte al Club Tenco, e a ragione: ora sarebbe tempo che se ne accorgesse anche quel pubblico che ritiene che la canzone d'autore sia una sorta di narcisistica e penitenziale attitudine a farsi del male gratuito mirandosi l'ombelico. Lui invece racconta storie buffe, tragicomiche, eleganti, arruffate e sparigliate ad arte, con una padronanza della lingua, della metrica e della rima che vien voglia di dirgli “bravo” ad ogni canzone che scorre. Arrangiamenti succosi, in bilico tra swing, musette, echi di tango e di marcette circensi, ed altri scampoli di pentagrammi assortiti. (Guido Festinese)
Musica italiana
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GERARDO BALESTRIERI - Canzoni nascoste
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GERARDO BALESTRIERI - Canzoni nascoste
2016-08-13 18:22:59
Guido Festinese
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